La centrale idroelettrica
Questa centrale è attiva dal lontano 1906. La sua struttura in stile Liberty la erge quale ideale luogo di visita essendo bella fuori ed interessante dentro. Un tempo ci lavoravano 60 persone e 5 turbine. Oggi il tutto è comandato a distanza da Sondrio, solo un paio di persone vi accedono regolarmente per la manutenzione e sono in funzione 3 gruppi produttivi. Il ricordo dei lavoratori è rappresentato dalla palazzina dove vivevano (oggi in disuso) e dalla villa del Direttore (abitata da privati). Una volta serviva ad alimentare la fiorente attività calzaturiera di Vigevano, mentre oggi l'energia prodotta viene riversata in rete per poter essere usufruita da chi ne fa richiesta. L'attenzione cade subito sui particolari costruttivi: le ringhiere, i portalampade esterni e l'architettura con il bellissimo soffitto interamente in legno. L'interno ora è bianco ma un tempo lo si poteva ammirare con disegni geometrici azzurri. Le condotte forzate raccolgono l'acqua proveniente dal canale e la donano alle turbine (anticamente in ghisa, oggi in materiali molto più leggeri). L'alternatore compie il miracolo trasformando il movimento circolare in energia elettrica. Il tutto con un impatto ambientale e visivo minimo. La terza turbina più recente è interrata come la condotta forzata che la alimenta. L'acqua infine viene ridonata al Ticino senza essere stata alterata, tuttalpiù si riscalda leggermente quando "danza" insieme alle turbine.
Lanca Ayala
Pranzo presso l'associazione Amici della Lanca Ayala
Risotto ai mirtilli, affettati - formaggi - verdure - dolce da produttori del Parco del Ticino.
La Lanca Ayala si trova vicino al Centro Parco la Sforzesca, qui abbiamo potuto mangiare immersi nel verde, nel fresco e circondati dalla voce delle guide Laura e Elena dello Studio Emys che hanno intrattenuto (e interrogato) piccoli e grandi sulla flora e sulla fauna del luogo. Utilizzando reperti quali noci, piume, ossa ecc. ci hanno spiegato come da queste semplici tracce si possa capire quali animali vivono questi luoghi.
La digestione è stata accompagnata dall'escursione in barca sul Ticino. Una particolarità è rappresentata dal fatto che qui il fiume, ad ogni piena, cambia forma avendo un fondo di sabbia. Bisogna essere profondi conoscitori dei luoghi per poterlo navigare.
Il cercatore d’oro
Luigi ci ha spiegato la storia dell'oro del Ticino e della sua vita alla ricerca di questo metallo.
Solo i fiumi che nascono dalle montagne dell'ovest delle Alpi sono ricchi di metalli mentre le altre, le Dolomiti per esempio, sono di origine calcarea e quindi povere di questi elementi.
Fino al Lago Maggiore e giù fino a Malpensa, nel Ticino non è possibile trovare oro. Successivamente cambiando forma e velocità, esegue diversi salti e inizia così a rilasciare il suo tesoro.
Per estrarlo ci vogliono conoscenza, passione e pazienza. Il tutto inizia selezionando la sabbia direttamente sul fiume. Da questa operazione si ottiene una sabbia molto scura, quasi nera: ricca di metalli. La si setaccia ulteriormente e la si diluisce in acqua facendone cadere un filo costante sulla strumento del cercatore d'oro: la batea.
Ed è qui che inteviene la passione e la pazienza del cercatore. Il filo d'acqua cade nella batea e i metalli più pesanti si depositano al centro mentre i più leggeri se ne vanno con l'acqua. Con la mano destra si ripete un movimento costante mentre con sinistra si selezionano i residui di oro dagli altri elementi meno nobili.
In un giorno si possono estrarre sino a 2 grammi di 24 carati.